Cosa è una favola se non una proiezione dei nostri desideri?
Ce le leggevano i genitori da piccoli. Le ascoltavamo dai nostri nonni. E noi li a sognare e a sperare che prima o poi, qualcosa del genere ci sarebbe capitato.
Così, quando da adulti ci capita di andare in vacanza in posti meravigliosi, angoli paradisiaci del pianeta, ce ne innamoriamo perdutamente. È lì che sogniamo di ritirarci a vita privata fosse anche per una fuga di pochi giorni. Anche se poi però si torna alla realtà e tutto si dimentica.
Ecco, questo capita alle persone normali. Non ai visionari. A quelle persone che vedono il futuro e hanno la pazienza di aspettare.
Dieci anni fa in Costa Paradiso, due brianzoli si innamorano non solo del mare ma di questa meravigliosa terra con i vigneti che si affacciano sul mare. Sanno poco di come si fa il vino ma decidono comunque di comprare un pò di terra per produrre Cannonau e Vermentino, i mostri sacri della Gallura. Un hobby certo, perché la vita è altrove mentre qui, in Sardegna, ci si viene solo in estate. È una scommessa, un gioco. O forse una vera visione.
Devono affidarsi a qualcuno e trovano, quasi per caso, Alessandro Oggiano. Non è che pure lui ne sappia tanto di vigne, di tecniche di cantina e di tutto ciò che serve per produrre vini di qualità. Certo, lavora nel campo dell’agricoltura perché vende prodotti ad essa dedicati con particolare attenzione alla vigna, ma di esperienza, poca. Alessandro ha in sé una dote, spesso tipica dei sardi: la determinazione.
Alessandro sa che la sua missione non è solo quella di produrre vino. Vuole, deve produrre qualcosa di speciale. Eccellente. Sa, Alessandro lo sa, che per arrivare ad ottenere qualcosa di eccezionale, deve faticare e tanto. Lu Colbu è l’azienda e Alessandro il suo interprete.
Ha dalla sua un terreno magnifico con l’esposizione verso il mare. Il sole qui c’è e si fa sentire, ma quello che più rende unica la Gallura è il vento e la terra. Il vento, le brezze, arrivano dal mare carichi di sale e donano alle piante non solo mineralità ma anche salubrità. Un suolo granitico con la sabbia in superficie. Insomma c’è tutto per produrre ottimi vini. Anzi, eccellenti. Cosa si può produrre se non Vermentino di Gallura e Cannonau?
Già, ma, come dice Alessandro, il Vermentino è facile. Lo è perché siamo in Gallura e qui il Vermentino rappresenta la unica DOCG della Sardegna. È facile perché in estate tutti i ristoranti della zona se lo contendono. E il Cannonau? Ecco, quello è difficile perché particolare, che sa di terra e chi viene qui in estate vuole solo mare.
Non ci dorme la notte Alessandro e il vigneto diventa la sua missione. Lo cura come fosse un essere vivente sapendo che può contare solo sull’aiuto del mare. Proprio grazie al mare riesce a portare in vigna pochi trattamenti (nessuno chimico) e tanto amore.
Con Alessandro parliamo del suo Cannonau Ruju e decidiamo di assaggiarne due di due annate diverse: 2019 e 2021. E il 2020? No, quello non lo abbiamo prodotto mi dice Alessandro. Non mi piaceva.
Io sono fatto così continua. Quando una cosa non mi piace glielo dico e meno male che mi stanno a sentire. Pensa che una volta sono venuti in vigna i proprietari e hanno trovato a terra i grappoli che avevo reciso per donare più qualità in pianta. Sono rimasti sbalorditi e allora ho detto: dobbiamo decidere se fare dieci kg di uva che valgono dieci euro o un kg di uva che vale dieci euro. Mi hanno detto di fare come credessi.
La testardaggine e la determinazione di Alessandro sta tutta qui. Tutta nel suo modo sardo di dire, vedere, fare le cose. Perché in fondo la vigna l’ha impiantata lui dieci anni fa e da dieci anni se la cura. Quasi le parla.
Dicevamo del Cannonau. Voglio assaggiare prima il 2021. Mi piace anche se è giovane ma lo sapevamo. Ha gli odori di frutta nera e rossa non ancora matura. Ha la macchia mediterranea di un mattino di primavera. Ha i tannini presenti e ampi ma non aggressivi anche se si sente che deve evolversi ancora. Non fa barrique ed è giusto che sia così. Solo in questo modo la macchia mediterranea, i frutti neri e rossi, la mineralità si esaltano. È un vino da aspettare anche se puoi berlo già così.
Poi arriva il 2019 ed è un’altra musica. Qui i tannini cominciano ad arrotondarsi, il gusto, così come gli odori, diventano più rotondi. Mai banali. Mai civettuoli. Sempre mantenendo l’impronta sarda, dura ma carezzevole. Qui la frutta è più matura e la macchia mediterranea ricorda quella dei pomeriggi estivi. La persistenza è importante e ci piace che sia così perché in bocca è poesia. Tutta la Sardegna è in questi vini. La cosa che più rilassa Alessandro è quando gli dico che in questi due vini vedo una sola cantina. Vedo, sento, tocco con mano il lavoro, l’attesa, la determinazione, la caparbietà di una azienda che lui, in questo momento, rappresenta con me. C’è una impronta.
Lo vedo sorridere e rilassarsi come un bambino che ha appena passato un esame. Questo gli interessava sentire. L’ho colto e l’ho detto ma non certo perché voleva sentirselo dire. È bellissimo, entusiasmante, unico quando in vini diversi, di diverse annate trovi una impronta. Trovi il dna di una azienda negli odori e soprattutto nel gusto. Una evoluzione di un lavoro.
Le vigne hanno solo dieci anni. Giovani, troppo giovani. Se questo è l’inizio allora ciò che ho bevuto è un miracolo. O solo frutto di amore e duro lavoro. Sono certo che sentiremo parlare di Lu Colbu. Fino ad allora dovremo solo sentirne parlare perché se si vogliono bere i loro vini, sia esso il Vermentino, sia esso il Cannonau, occorre farlo in Sardegna (o nella brianza…) perché la distribuzione è limitata. Alla Sardegna. Quasi come se si trattasse di vini di lusso la cui introvabilità diventa vanto, ragione di essere.
Alessandro sorride. È rilassato. Lo sa in cuor suo di aver fatto un buon lavoro. Ma non si accontenta né si rilassa. La strada è lunga e lui vuole percorrerla tutta.
Vai Alessandro. Non ti fermare!